«Le sculture di Graziano Pompili sono fedeli compagne del nostro sguardo lungo lo scorrere dell’esistenza – mai sono, i suoi, lavori che puntano ad abbagliarti e sedurti al primo sguardo, per poi presto scoprire che sono diventati muti. La ragione di questa durata è in fondo molto semplice. Le opere di Pompili hanno saputo racchiudere in sé il vero senso del moderno: eco e persistenza dell’antico, innestato su un pensiero, su una visione del presente che tende a una semplificazione estrema della rappresentazione, assumendo volutamente le sembianze di una forma incompiuta, abbozzata, ma sempre con quello slancio verso la felicità della creazione che non teme di porsi, in un qualche modo, fuori dal tempo, dalle sue urgenze e illusioni»
Sandro Parmiggiani, Traghettare lo sguardo, in Graziano Pompili per I quaderni di Palazzo Magnani, 2002 in occasione della mostra Graziano Pompili – Poeticamente abita l’uomo, a Alte Kelter, Muhlacker, Enzkreis (Germania)
«Un lungo racconto, che si accresce ad ogni opera con nuovi episodi, la costruzione sapiente di una memoria personale che viene oggettivata, disponibile a confronti e letture. Le sculture di Pompili sono luoghi da cui partire e ai quali si può ritornare, seguendo ognuno un proprio percorso. Ma sono nello stesso tempo compagni di viaggio, materia narrante in continuo divenire, memoria e progetto che si sovrappongono scambiandosi i ruoli»
Danilo Montanari, Pietre che parlano, in Der Feldweg, Danilo Montanari Editore, 2010