«I modi del fare, del lavorare la materia risentono in Pompili di una forte sensibilità per la chiarezza di una concrezione formale, levigata e protesa nello spazio; ma che, nello stesso tempo, faccia significante il suo sapore di nucleo originario, nascente come embrione che ha in sé un lievito di vita. Le sue forme hanno infatti un’energia interna che rende percepibile, nel suo esito turgido, nei segni rari di percorsi sotterranei – rilievi curvilinei, masse tenere che si snodano – una visione di primi moti di sviluppo»
Elda Fezzi, Graziano Pompili. Sculture 1964-1971
«Forme di vita arcane, esseri appena emersi dalle acque preistoriche e capaci di pochi, lenti e faticosi movimenti. Lo scultore li presenta, uno per uno e nell’insieme dell’installazione, perché questi reperti pietrificati dicano delle nostre remote origini e dell’arduo e complesso cammino dell’evoluzione. Modellato e composizione sono sobri; ‘povera’ e primordiale anche la materia impiegata, la terracotta; rari e opachi interventi cromatici sembrano ricordare i riflessi arcani e i colori misteriosi rivelati dalla prima luce apparsa in quel mondo lontano»
Adriano Baccilieri, Graziano Pompili 1970 – 1980, catalogo della mostra presso la Galleria del Voltone della Molinella, Faenza (RA), 1980